Nel corso degli anni si sono consolidate alcune terapie non farmacologiche (TNF) che, in via complementare a quelle farmacologiche, contrastano in maniera efficace gli effetti della demenza data dall’Alzheimer, migliorando la qualità della vita del paziente. L’IPA (International Psychogeriatric Association) già nel 2012 raccomandava l’utilizzo di interventi non farmacologici volti a tenere in considerazione la storia della persona, gli interessi e le capacità preservate. Le terapie non farmacologiche evidenziano una importante valenza a livello di prevenzione del processo involutivo delle condizioni cognitive, si caratterizzano per il coinvolgimento attivo del paziente e si fondano sulla preliminare valutazione delle potenzialità residue su cui fondare l’intervento. Risultano efficaci nella gestione dei disturbi del comportamento e possono mantenere, o in alcuni casi addirittura migliorare, le performances cognitive dei pazienti.
Vediamo ora quali sono.
DOLL THERAPY
La bambola come strumento terapeutico per le persone affette da demenza
Le bambole, nate come giocattoli per bambini, sono state efficacemente reimpiegate in ambito terapeutico per contrastare gli effetti della demenza negli Anziani affetti dal morbo di Alzheimer. Gli effetti positivi della Doll Therapy sono stati comprovati grazie a una analisi effettuata in una casa di riposo nel 2007: grazie alla bambola i malati sviluppavano un senso di attaccamento e sicurezza che migliorava la loro quotidianità, a partire dall’aumentato di appetito, fino al miglioramento delle relazioni interpersonali.
Per servire allo scopo, le bambole devono avere delle caratteristiche specifiche: un peso adeguato, occhi che si aprono e chiudono per evitare che gli Anziani possano sviluppare un senso di angoscia, e un aspetto particolare tale che non sia possibile scambiare la propria bambola con quella di altri pazienti.
MUSICOTERAPIA
La musica come strumento per ridurre i disturbi del comportamento
La musicoterapia è una terapia non farmacologica che prevede l’impiego della musica (e di strumenti musicali) al fine di stimolare le funzioni cognitive, fisiche e affettive del paziente affetto da demenza. I pazienti vengono riuniti in gruppo e sono chiamati a cantare canzoni popolari, a ballare oppure ad accompagnare con alcuni strumenti musicali canzoni di vario genere. È importante che il paziente si senta sempre a suo agio e mai sotto pressione, in modo che possa vivere questa esperienza come un vero e proprio momento ricreativo. Vari studi hanno dimostrato che la musicoterapia ha effetti benefici sulle relazioni interpersonali, migliora l’umore del paziente e ne riduce l’aggressività, accresce l’autostima e impedisce al paziente di autocommiserarsi per la malattia che lo affligge.
SENSORY ROOM
Le frequenze del suono riducono i disturbi del comportamento.
Ancora una volta la musica aiuta nel contrastare i disturbi provocati dal morbo di Alzheimer. Stavolta però non si tratta solo della melodia, come nella musicoterapia, ma proprio delle onde sonore: soprattutto le vibrazioni emesse dalle basse frequenze sembrano essere particolarmente efficaci, perché riducono sintomi dell’Alzheimer quali l’apatia, l’ansia e l’aggressività. Le vibrazioni delle onde sonore, essendo in grado di attraversare tutti i corpi, creano un vero e proprio “effetto di risonanza”, colpendo sia i muscoli che le terminazioni nervose dei pazienti, con risultati sorprendenti. Recenti studi hanno dimostrato che i pazienti che si sono sottoposti a questo particolare tipo di terapia non farmacologica, sono riusciti a migliorare anche le relazioni interpersonali, soprattutto quelle con i familiari.
TERAPIA OCCUPAZIONALE
Svolgimento di attività che migliorano la qualità della vita.
Non è un segreto che una malattia degenerativa come l’Alzheimer peggiora la vita non solo di chi ne è colpito, ma anche dei familiari che si prendono cura del malato. La terapia occupazionale è una terapia non farmacologica spesso utilizzata nei pazienti affetti da demenza senile. L’Anziano è chiamato a svolgere mansioni semplici, ma che aiutano a ripristinare le facoltà cognitive, in modo da poter migliorare la qualità della vita quotidiana. L’Anziano impara infatti nuovamente piccole attività che lo aiutano nella vita di tutti i giorni. Recenti studi hanno dimostrato che l’impiego della terapia occupazionale ha effetti benefici non solo sul malato, ma anche sui membri della sua famiglia: sapere che la persona che sta loro a cuore riesce a ritagliarsi un po’ di autonomia, riduce notevolmente lo stress dato dalla necessità di assisterla.
RIPRISTINO DEL RITMO SONNO-VEGLIA
Importante per il malato e per coloro che lo assistono
Sono molti i casi di malati di Alzheimer che presentano un ritmo sonno-veglia profondamente alterato, tanto da non saper più distinguere il giorno dalla notte. Ciò non solo è dannoso per il paziente, ma anche per la famiglia, che impegnata nella vita lavorativa, non ha la possibilità di recuperare poi il sonno perduto per assistere il proprio caro. Questa struttura aiuta gli Anziani affetti da demenza a ritrovare il giusto ritmo sonno-veglia.
Insomma, oltre alle cure farmacologiche, essenziali a contrastare la malattia, se uno dei vostri cari fosse affetto da questa malattia degenerativa, forse dovreste prendere in considerazione le terapie appena elencate, per migliorare la sua vita quotidiana e anche la vostra. Le terapie non farmacologiche nelle demenze: per rallentare declino cognitivo e funzionale e controllare disturbi del comportamento.
Perché parlarne?
Le demenze rappresentano una vera e propria emergenza sanitaria in termini di crescita epidemiologica, ma anche perché a tutt’oggi non esiste ancora una terapia farmacologica in grado di trattare efficacemente questo tipo di malattie.
In questo tipo di patologie, accanto ai sintomi cognitivi, sono spesso presenti disturbi del comportamento che contribuiscono significativamente a rendere complessa la gestione della persona con ricadute negative sul caregiver.
LA STIMOLAZIONE SENSORIALE NELLE PERSONE CON DEMENZA E ALZHEIMER
La demenza è una patologia cronica a decorso progressivo, che solitamente colpisce la popolazione anziana. È caratterizzata da un corredo di segni e sintomi estremamente invalidanti, che compromettono il normale svolgimento delle attività di vita quotidiana.
Il quadro clinico si contraddistingue per la presenza di deficit cognitivi, accanto ad alterazioni della dimensione affettiva e comportamentale. Tra i sintomi della demenza, e in particolare del morbo di Alzheimer, vi sono i disturbi comportamentali di varia natura, quali aggressività e paranoia, ma anche tendenze depressive, ansia e atteggiamenti spesso di sospetto nei confronti dei caregiver e una forte apatia nei confronti del mondo esterno.
Spesso, tali disturbi vengono ridotti con l'aiuto di farmaci, ma sia l'ingente costo di questi medicinali che il desiderio di ridurre i sintomi in maniera graduale e costante hanno spinto la ricerca a focalizzarsi su alcune terapie non farmacologiche.
La reminiscenza, ad esempio, costituisce uno degli approcci “non farmacologici” più promettenti e sul quale esiste anche una buona evidenza scientifica, in quanto rappresenta il “filo conduttore” di interventi evidence-based come la stimolazione cognitiva (CST) e la terapia occupazionale (TO), è una modalità necessaria da diffondere e promuovere a quanti si occupano di “cura”, intesa come “prendersi cura” nella sua definizione più globale, delle demenze.
dott.ssa Francesca La Mattina
Animatrice Sociale