L'ANALISI DEL CONTESTO DI UN PROGETTO

Il contesto si può definire come il macro ambiente in cui gli organi istituzionali ed il potenziale target si muovono e creano relazioni. In particolare, in questo passaggio, si fa riferimento allo “scenario” del fenomeno sociale a cui contribuirà l’azione progettuale, ricordandoci sempre che deve sussistere una corrispondenza precisa tra i due elementi. In questo senso, analizzare il contesto dove si attuerà un progetto, significa innanzitutto occuparsi di descrivere lo scenario in cui le azioni progettate si realizzeranno. La procedura che si tende a seguire è quella di partire dalla situazione che lo stesso bando propone come “bersaglio” dell’intervento, riconducendo inizialmente l’azione progettuale alle policy generali che dettano le linee guida per i progetti nel settore. In seguito, scendendo ad imbuto, si arriverà ad una descrizione maggiormente circoscritta in grado di evidenziare il plusvalore che il progetto contribuirà a realizzare: per esempio fino ad alcune annualità precedenti, in nessun progetto europeo, nella sezione relativa alla descrizione dello scenario, poteva mancare il riferimento alla Strategia di Lisbona.

Per procedere operativamente all’analisi del contesto è utile focalizzare le possibili dimensioni da rilevare, attraverso le quali si costruisce una “fotografia” necessaria a comprendere le coordinate dello spazio in cui ci muoviamo. In quest’ottica si propone di utilizzare lo strumento dell’analisi dei profili, una tecnica derivata dalla psicologia di comunità con la quale si cerca di descrivere la comunità da vari punti di vista nella maniera più completa possibile. Con questo strumento si cerca di escludere quegli elementi più individuali che emergono mediante le interviste e possono fuorviare poiché appartengono più alla lamentela della singola persona e non rispecchiano la comunità in generale.

Lo strumento dei profili è molto completo e sicuramente per appropriarsene del tutto sarebbe necessario analizzare nel dettaglio il contesto e non essere superficiali. Bisogna vedere questo strumento non tanto come un “pachiderma che si muove lentamente”, ma

come un agile strumento di consultazione e utilizzo che di volta in volta l’organizzazione decide di usare in una sua parte o nell’altra senza doverne tradire l’unitaria filosofia di fondo.

Vediamoli nello specifico:

- profilo demografico-occupazionale;

- profilo dei servizi e delle istituzioni;

- profilo psico-ambientale;

- profilo del disagio sociale.

 

PROFILO DEMOGRAFICO-OCCUPAZIONALE

È espressione delle “caratteristiche strutturali e dinamiche della popolazione, sia nei sui aspetti biologici che nei loro aspetti sociali che nello loro interrelazioni” 

Riguarda:

• i nuclei familiari;

• il nucleo di abitanti divisi per fasce di età, sesso, scolarizzazione, ecc.;

• l'incremento e il decremento della popolazione;

• il flusso immigratorio ed emigratorio;

• il livello di occupazione e le tipologie di disoccupazione (per fasce sociali ed età).

 

PROFILO DEI SERVIZI E DELLE ISTITUZIONI

È espressione del numero, della tipologia, dell’ubicazione, delle suddivisioni interne, del bacino di utenza, degli orari di apertura al pubblico, ecc. dei servizi e delle istituzioni presenti in un determinato territorio.

Riguarda:

I servizi (che si distinguono in):

• socio-sanitari;

• socio-educativi;

• ricreativo-culturali.

Le istituzioni (che si distinguono in):

• gli uffici giudiziari;

• le forze armate;

• la pubblica sicurezza;

• gli enti amministrativi;

• gli enti ecclesiali.

 

PROFILO DEL DISAGIO SOCIALE

È espressione della consistenza dei bisogni e del disagio sociale distribuito nel territorio.

Riguarda:

• la tipologia, l’entità e le caratteristiche dei fenomeni;

• i processi attraverso i quali si ha la manifestazione del disagio;

• i fattori che concorrono a generare ed a mantenere il disagio e le responsabilità delle diverse componenti sociali nel suo sviluppo;

• le risposte (tipo e livello di efficacia) che sono messe in atto a livello del pubblico e del privato;

• le risorse, attivate e potenziali, che la comunità possiede.

 

Dopo aver analizzato il contesto si definiranno i bisogni che lo caratterizzano: questo passaggio si può intendere come il riconoscimento delle esigenze e delle carenze più o meno avvertite dagli interessati al progetto, rispetto a quello che gli individui fanno (la loro attività), a quello che si propongono di fare (i loro piani e progetti) e al come lo fanno (il loro modello culturale). Le dimensioni delineate saranno in riferimento alla relazione con il loro mondo sociale ed a volte con le organizzazioni di appartenenza (ad esempio la scuola se il nostro target sono minori con disagio). Va tenuto presente inoltre che i bisogni sono anche

quelli esplicitati dai destinatari indiretti del progetto, che rispondono al loro sistema di necessità, ai loro piani, al loro modello culturale.

L’analisi dei bisogni rappresenta la seconda fonte diretta da cui procede l’identificazione dei problemi: nella rilevazione dei bisogni si devono aver presenti le caratteristiche strutturali e le dinamiche del contesto, inteso come insieme di fattori e di elementi chiave relativi al mondo esterno (analizzate precedentemente mediante la scheda dei profili).

In questa ottica, l’integrazione dei risultati dell’analisi di contesto e di quella dei bisogni consente di procedere all’identificazione specifica e dettagliata di tutti i problemi che interessano la situazione presa in esame

 

 

 

 

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