VOCI DI CASA – progetto interregionale delle Case di Quartiere

Voci di Casa è il progetto vincitore del bando nazionale CEPELL Centro per il Libro e la Lettura – Ad Alta Voce 2022. Frutto di una co progettazione che ha coinvolto le esperienze di Case di Quartiere di Torino, Bologna e Brindisi nella loro prima collaborazione interregionale, la sua realizzazione mira a creare un’alleanza tra Case nell’ambito della lettura condivisa, come obiettivo a medio e lungo termine per promuovere socialità, conoscenza e relazioni. La lettura ad alta voce è un momento d’incanto e riflessione per ogni fascia d’età, e le attività hanno il duplice obiettivo di trasmettere ai beneficiari competenze legate alla lettura attraverso incontri di formazione con professionisti di fama nazionale e di offrire ai lettori e lettrici delle Case di Quartiere la possibilità di esprimere le proprie visioni attraverso il protagonismo civico. La lettura ad alta voce come fenomeno antropologico e sociale è sempre stata una pratica comunitaria fondata sul coinvolgimento immersivo dei partecipanti nel rituale. Con il passare dei secoli è venuta meno l’esigenza di stringersi attorno a un cerchio e ascoltare delle storie. La poesia è diventata, e con essa la lettura, un genere letterario individuale, elitario e silenzioso. Per restituire alla narrazione la sua ‘performatività’ è necessario liberare i testi scritti nello spazio-tempo, dilatandoli e espandendoli (2021), anche e soprattutto attraverso l’apporto del digitale con tutte le trasformazioni e i possibili usi che ne conseguono. Sono molte le Case di Quartiere a Bologna, Brindisi e Torino che hanno già avviato – e sono tuttora in corso – pratiche, eventi e formazione nell’ambito della lettura per un pubblico 0-99 anni. Sono inoltre consapevole di come le esperienze delle Case siano molto diverse a livello locale e soprattutto nazionale. Già questa diversità avrebbe motivo intrinseco di interesse per la progettualità e le possibilità che ne possono scaturire, ma le diverse Case godono anche di caratteristiche comuni: dalla convivenza di fasce marginali del quartiere o singoli individui e famiglie strutturate, alla presenza di scambi inter generazionali, alla scelta di indirizzare parte della progettualità verso la promozione del libro e della lettura ad alta voce, oltre a decenni di esperienza nella conduzione di laboratori nelle scuole e con fasce giovani della popolazione.

 

Perché le Case di Quartiere?

 

La valorizzazione di centri e presidi non potrà prescindere da un’azione che agisca sia sugli squilibri e sulle diseguaglianze conseguenti alla differente presenza di infrastrutture, personale, competenze e risorse tra le diverse aree del Paese, sia da una programmazione dell’utilizzo dei fondi che preveda la realizzazione, la gestione e la sostenibilità di infrastrutture fisiche e sociali (…) A tal fine sarà necessario predisporre e/o integrare strumenti normativi, procedurali ed economici che superino la temporaneità e la sporadicità di molte esperienze, per permettere percorsi di radicamento e permanenza nei territori, applicando quindi efficacemente alcuni strumenti normati vi vigenti (patti educativi, patti di collaborazione, beni comuni, Riforma del Terzo Settore, ecc.) e rivedendo l’utilizzo di altri istituti normativi (bandi, concessioni, contributi, ecc.) per favorire percorsi di collaborazione e interventi che sostengano processi, non solo progetti.

Per realizzare un’efficace co-progettazione è necessario che gli intenti, la visione e gli orientamenti siano realmente in linea tra tutti i partecipanti. La ricerca dei partner di progetto deve seguire un reale interesse condiviso che trascenda il mero vantaggio economico. I partner si trovano laddove c’è un terreno in comune pur nella diversità legata alle singole identità. È stato fondamentale, in questo senso, partire da una reale co-progettazione tra tutte le realtà per sollevare riflessioni progettuali e condividere la costruzione dell’idea. Un ulteriore elemento in comune tra le Case di Quartiere a livello nazionale è emerso dal ragionamento sui pubblici, ovvero le capacità che le Case hanno di coinvolgere e attivare pubblici che difficilmente vengono raggiunti da occasioni più tradizionali: pensiamo a quelle persone che per ragioni economiche o sociali e di relazione risultano foriere di maggiori fragilità.  Questo ruolo di aggancio da parte delle Case di Quartiere si pone come piattaforma di ri-mediazione laddove le istituzioni fanno fatica ad arrivare. In questo senso Bologna, Brindisi e Torino potranno dimostrare la loro funzione catalizzatrice e di diffusione di buone pratiche all’interno dei tessuti sociali. Le esperienze delle Case di Quartiere di Bologna, Brindisi e Torino conducono – come dicevo – attività di promozione del libro e della lettura ad alta voce a vari livelli e in concerto con altre realtà del territorio (biblioteche, centri educativi etc.).

Le Case di Quartiere di Bologna: a Bologna le Case di Quartiere che hanno aderito al progetto si trovano in tre quartieri differenti e rispetto a Torino non sono provviste di un capofila progettuale o di un’associazione di riferimento per la specifica organizzazione. Questo ha spinto – in fase progettuale – a dialogare in modo continuativo con le singole associazioni che gestiscono le attività delle Case di Quartiere per creare connessioni di senso e scovare l’interstizio necessario alla comunione di pensiero. Un ulteriore fattore critico sulla realtà bolognese è la scelta degli strumenti che potevano essere attivati per ottimizzare la gestione del budget. A Bologna le Case di Quartiere nascono con delibera per rinnovare gli ormai desueti Centri Sociali Autogestiti dagli Anziani e trasformarli in luoghi di opportunità sociali e culturali sempre più ampi. Alcuni eventi storici e sociali – tra cui la digitalizzazione (e il conseguente Digital Divide), la pandemia Covid-19, le crisi legate alle finanze, al volontariato, alle guerre (e alla conseguente inflazione) e alle esigenze di una società sempre più veloce, connessa e reattiva, hanno creato dei vuoti organizzativi e significative perdite identitarie. Chi frequenta le Case di Quartiere sono in genere volontari delle associazioni o operatori professionali nell’ambito dell’educazione, della psicologia, della cultura e dell’intercultura. La gestione è tuttavia gestita generalmente da un comitato di anziani, gestori degli ex-centri sociali, che si trovano nella condizione di traghettare la trasformazione in un sistema complesso e rapido che investe le città. 

 

 

CONCLUSIONE

 

Le esperienze delle Case di Quartiere di Bologna, Brindisi e Torino conducono – a vari livelli – attività di promozione del libro e della lettura ad alta voce in concerto con altre realtà del territorio (biblioteche, centri educativi etc.). Il target di ogni singola Casa è diverso a seconda del contesto del riferimento ma si possono delineare agilmente gli obiettivi in comune verso la popolazione fragile: persone anziane, a bambini/e, famiglie, persone sole, fasce economicamente deboli etc.). Il Patto per la Lettura di Bologna ha all’attivo numerose collaborazioni con associazioni e presidi culturali per la promozione del libro e della lettura, con specifico focus progettuale sui bandi Cepell (Centro per il Libro e la Lettura). Le esperienze riportate dal Patto hanno visto la partecipazione di grandi professionisti della voce messi al servizio di pratiche di insegnamento per un’utenza variegata (da progetti per le classi scolastiche a eventi di formazione e fruizione per un pubblico adulto). Fermo restando che la lettura ad alta voce sia un momento d’incanto e riflessione per ogni fascia d’età, sarà necessario comprendere e stabilire una progettualità che non si ponga soltanto il fine di trasmettere un insegnamento di lettura a uno specifico target di utenza, ma offrire la possibilità – anche attraverso eventi di lettura ad alta voce – di costruire un rapporto di alleanza che possa persistere al di là del finanziamento da bando e basate sulla progettualità della promozione del libro e la lettura.

Riccardo Balestra 

Coordinatore di progetto

 

 

 

 

 

IN OGNI ENTE DEL TERZO SETTORE E' POSSIBILE CREARE PROGETTI CULTURALI, DI BENESSERE MENTALE O FISICO ED EDUCATIVO, CON I GIUSTI ELEMENTI E LE AZIONI CHIARE E PRECISE SI POSSONO RAGGIUNGERE GRANDI OBIETTIVI.