CHE COS'E' LO STRESS?

Lo stress è la risposta messa in atto da un organismo di fronte a sollecitazioni e richieste provenienti dall’ambiente e percepite dall’individuo come eccessive. Le situazioni di emergenza provocano una condizione di stress. L’organismo umano risponde con una reazione fisiologica di allerta, di risveglio, chiamato in neuropsicologia con il termine inglese arousal, cioè uno stato temporaneo di allerta del sistema nervoso per cui il corpo è pronto a fornire risposte rapide. In situazioni di pericolo aumentano la frequenza cardiaca e la respirazione, il viso impallidisce per effetto della vasocostrizione, un meccanismo di sopravvivenza per limitare la perdita di sangue; inoltre, si accresce la produzione di cortisolo, adrenalina e noradrenalina, i cosiddetti “ormoni dello stress”. In questo modo l’organismo si prepara ad agire in risposta alla situazione di pericolo, con reazioni che possono essere di lotta o di fuga. Lo stress produce anche altri effetti: diminuiscono le difese immunitarie e aumenta la vulnerabilità personale a livello psicologico. Può anche causare disorientamento, confusione o sintomi fisici come stanchezza, insonnia, disturbi gastrointestinali, mancanza di appetito. Nella maggior parte dei casi si tratta di reazioni fisiologiche ritenute nella norma, dovute a quello che viene denominato un disturbo acuto da stress. Pensiamo ai soccorritori chiamati a intervenire dopo una calamità. Sono sottoposti a una forte pressione, devono agire velocemente, sentono il peso della responsabilità, della fatica fisica, operano in ambienti pericolosi e scomodi, spesso con poche risorse. Se l’esposizione a questa situazione è prolungata, gli effetti possono portare al burn-out cioè una sindrome da stress lavorativo, caratterizzata da esaurimento emotivo, frequente nelle professioni a elevato coinvolgimento emotivo e relazionale: la persona si sente logorata, demoralizzata, irritabile, insoddisfatta dell’attività che svolge.

Il processo attraverso il quale l’individuo mette in atto delle strategie per fronteggiare una situazione stressante che richiede un riadattamento alla realtà viene chiamato coping cioè strategie di adattamento per la quale si mettono in atto i meccanismi psicologici necessari per fronteggiare una situazione difficile e stressante. Numerosi studi hanno cercato di comprendere quali siano le principali e le più efficaci strategie di coping.

Sono stati individuati alcuni fattori di protezione che aiutano le persone:

• il sostegno sociale, costituito in genere dalla rete parentale o amicale;

• le condizioni personali, come ad esempio essere in buona salute o avere un buon equilibrio psicofisico;

• le risorse personali, sia culturali che materiali.

Verso la fine degli anni Ottanta, gli psicologi Richard Lazarus e Susan Folkman hanno elaborato il modello transazionale, nel quale viene sottolineato il ruolo svolto dalla valutazione cognitiva di fronte a un evento stressante. L’individuo effettua una prima valutazione per capirne la pericolosità e attraverso una seconda valutazione considera le strategie da adottare per affrontare la situazione. 

Le strategie di coping adottate possono essere:

• centrate sul problema, ovvero mirate a individuare soluzioni pratiche al problema;

• centrate sull’emozione, ovvero finalizzate ad arginare le emozioni negative, per esempio cercare sostegno affettivo oppure prendere le distanze, minimizzare.

Secondo la teoria dell’ampliamento e della costruzione delle emozioni positive elaborata da Barbara L. Fredrickson nel 2001 (in inglese Broaden-and-build theory of positive emotions), le emozioni positive (gioia, amore, speranza, serenità, divertimento, ecc.) aiutano l’individuo ad ampliare (broaden) i propri orizzonti dal punto di vista sociale, cognitivo, comportamentale, permettendogli di costruire (build) un repertorio di risorse, sia fisiche che psicologiche, che consente di promuovere il benessere fisico e una visione ottimistica della realtà. Le emozioni hanno infatti un’essenziale funzione di sopravvivenza: quelle negative, come la paura, invece sono fondamentali come risposta nell’immediato, ma quelle positive aiutano a gestire la situazione nel lungo periodo. Un’interessante ricerca sulle strategie di coping è quella di Prati, Palestini e Pietrantoni, effettuata su 1.200 soccorritori italiani nel 2009. Vi si evidenzia che gli operatori, in situazioni di emergenza, tendono a utilizzare più frequentemente strategie centrate sul problema (accettazione, pianificazione degli interventi) e sulla ricerca di sostegno pratico o emotivo. Sono invece meno utilizzate le strategie di evitamento, come negare il problema, distrarsi, non impegnarsi. Sembra infatti che queste ultime non aiutino i soccorritori ad affrontare la situazione efficacemente; al contrario le strategie centrate sul problema sembrano favorire una maggiore soddisfazione nel lavoro svolto.

 

 

 

DOTT.SSA NATASCIA ROMENI

EDUCATRICE

SPECIALIZZATA NEL METODO MONTESSORI